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Il 17 novembre 1938 si consumò, "nel nome della razza", un grande tradimento dello Stato italiano verso una parte dei suoi cittadini. Tra costoro ce n'erano tanti che per quello stesso Stato e per la sua monarchia solo venti anni prima avevano combattuto "con disciplina e onore" nelle trincee della Prima guerra mondiale. Qui si ricostruisce la storia della loro militanza patriottica, prima, e della loro espulsione, poi, e lo si fa inquadrando l'una e l'altra dalla prospettiva regionale della Romagna. Non per provinciale attaccamento alle "piccole patrie", ma perché tale riduzione del campo di indagine consente una prossimità con l'oggetto di studio che ne può restituire più a fondo i dettagli umani - i quali, oltre che essere un pietoso risarcimento per le sofferenze patite, sanno sempre illuminare l'intero quadro di cui essi sono una parte.